Ai confini degli antichi imperi: Una nuova storia delle civiltà del passato
«Affascinante. Un'esplorazione interessante e unica di aspetti e territori ai margini del mondo antico «tradizionale», spesso omessi o trascurati dalle storie convenzionali. Dal Lago Turkana e Megiddo ad Aksum e Taxila, un libro che merita davvero il vostro tempo e la vostra attenzione!»
Eric Cline, autore di «1177 a.C.»
«Un resoconto impressionante e ampio della vita ai confini del mondo conosciuto. Dal Vallo di Adriano a Cổ Loa, in Vietnam, fino alla città cristiana di Aksum, in Etiopia, Rees ci accompagna in un viaggio di scoperta che non smette mai di affascinare. È un narratore nato.»
Helen King, autrice di «Immaculate Forms»
«Un vero viaggio nei confini, quelli degli antichi e i nostri. Esplorando mondi oltre la Grecia e Roma, Owen Rees illumina gli angoli più remoti del Mediterraneo e delle società che si estendevano su altri territori e acque, dal Kenya all'Ucraina. Da questa esplorazione emergono domande affascinanti: quando un confine è davvero un limite? Quando un sito può essere considerato una città? E quando possiamo parlare di classici?»
Josephine Quinn, autrice di «Occidente. Un racconto lungo 4000 anni»
Roma era il centro pulsante dell’impero e tutte le strade convergevano verso di lei. Lontano da lì, ai margini remoti del mondo conosciuto, la latinità si trovava faccia a faccia col territorio dei barbari. Per tutti gli imperi, i confini erano un limite tra la civiltà e l’orrore: di qua la poesia e la cultura raffinata, di là l’obbrobrio. Per i greci, in Libia vivevano le gorgoni, con serpenti al posto dei capelli; per i romani, in Scizia vivevano cannibali e cacciatori di teste. È lì che il poeta Ovidio viene mandato in esilio dopo aver combinato un guaio con l’imperatore Augusto. Dal porto di Tomi, sul gelido Mar Nero, scrive lettere lamentose, supplichevoli e malinconiche, catapultato in un mondo per lui incomprensibile. Ma davvero si viveva così male a Tomi? Erano così orrendi i confini del mondo conosciuto?
Il nostro fascino per il mondo greco e romano e l’abbondanza di letteratura che da lì è giunta fino a noi ci inducono a esplorare la storia antica solo da quella prospettiva. Ma com’era veramente vivere ai margini di quegli imperi?
Grazie agli scavi archeologici, oggi sappiamo che le terre di confine erano in realtà culture fiorenti e vivaci, ben diverse da ciò che ci aspetteremmo. È proprio lì che il limite tra «civilizzati» e «barbari» ha cominciato a dissolversi, le culture solitamente contrapposte si sono mescolate e tribù nomadi hanno costruito incredibili città, di cui sappiamo pochissimo.
Dalle sabbiose rotte carovaniere del Marocco fino ai gelidi inverni del Mar Nero settentrionale, da Cổ Loa nella valle del Fiume Rosso in Vietnam fino ai forti battuti dalla pioggia sul Vallo di Adriano, Owen Rees esplora i potenti imperi centrali e le periferie dei popoli di Europa, Asia e Africa, guardando oltre i confini della Grecia e di Roma. È proprio lì, lontano dal centro, che le periferie dell’antichità rivelano storie inaspettate, dove la storia prende forme che ancora oggi possiamo riscoprire.
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Eric Cline, autore di «1177 a.C.»
«Un resoconto impressionante e ampio della vita ai confini del mondo conosciuto. Dal Vallo di Adriano a Cổ Loa, in Vietnam, fino alla città cristiana di Aksum, in Etiopia, Rees ci accompagna in un viaggio di scoperta che non smette mai di affascinare. È un narratore nato.»
Helen King, autrice di «Immaculate Forms»
«Un vero viaggio nei confini, quelli degli antichi e i nostri. Esplorando mondi oltre la Grecia e Roma, Owen Rees illumina gli angoli più remoti del Mediterraneo e delle società che si estendevano su altri territori e acque, dal Kenya all'Ucraina. Da questa esplorazione emergono domande affascinanti: quando un confine è davvero un limite? Quando un sito può essere considerato una città? E quando possiamo parlare di classici?»
Josephine Quinn, autrice di «Occidente. Un racconto lungo 4000 anni»
Roma era il centro pulsante dell’impero e tutte le strade convergevano verso di lei. Lontano da lì, ai margini remoti del mondo conosciuto, la latinità si trovava faccia a faccia col territorio dei barbari. Per tutti gli imperi, i confini erano un limite tra la civiltà e l’orrore: di qua la poesia e la cultura raffinata, di là l’obbrobrio. Per i greci, in Libia vivevano le gorgoni, con serpenti al posto dei capelli; per i romani, in Scizia vivevano cannibali e cacciatori di teste. È lì che il poeta Ovidio viene mandato in esilio dopo aver combinato un guaio con l’imperatore Augusto. Dal porto di Tomi, sul gelido Mar Nero, scrive lettere lamentose, supplichevoli e malinconiche, catapultato in un mondo per lui incomprensibile. Ma davvero si viveva così male a Tomi? Erano così orrendi i confini del mondo conosciuto?
Il nostro fascino per il mondo greco e romano e l’abbondanza di letteratura che da lì è giunta fino a noi ci inducono a esplorare la storia antica solo da quella prospettiva. Ma com’era veramente vivere ai margini di quegli imperi?
Grazie agli scavi archeologici, oggi sappiamo che le terre di confine erano in realtà culture fiorenti e vivaci, ben diverse da ciò che ci aspetteremmo. È proprio lì che il limite tra «civilizzati» e «barbari» ha cominciato a dissolversi, le culture solitamente contrapposte si sono mescolate e tribù nomadi hanno costruito incredibili città, di cui sappiamo pochissimo.
Dalle sabbiose rotte carovaniere del Marocco fino ai gelidi inverni del Mar Nero settentrionale, da Cổ Loa nella valle del Fiume Rosso in Vietnam fino ai forti battuti dalla pioggia sul Vallo di Adriano, Owen Rees esplora i potenti imperi centrali e le periferie dei popoli di Europa, Asia e Africa, guardando oltre i confini della Grecia e di Roma. È proprio lì, lontano dal centro, che le periferie dell’antichità rivelano storie inaspettate, dove la storia prende forme che ancora oggi possiamo riscoprire.
Ai confini degli antichi imperi: Una nuova storia delle civiltà del passato
«Affascinante. Un'esplorazione interessante e unica di aspetti e territori ai margini del mondo antico «tradizionale», spesso omessi o trascurati dalle storie convenzionali. Dal Lago Turkana e Megiddo ad Aksum e Taxila, un libro che merita davvero il vostro tempo e la vostra attenzione!»
Eric Cline, autore di «1177 a.C.»
«Un resoconto impressionante e ampio della vita ai confini del mondo conosciuto. Dal Vallo di Adriano a Cổ Loa, in Vietnam, fino alla città cristiana di Aksum, in Etiopia, Rees ci accompagna in un viaggio di scoperta che non smette mai di affascinare. È un narratore nato.»
Helen King, autrice di «Immaculate Forms»
«Un vero viaggio nei confini, quelli degli antichi e i nostri. Esplorando mondi oltre la Grecia e Roma, Owen Rees illumina gli angoli più remoti del Mediterraneo e delle società che si estendevano su altri territori e acque, dal Kenya all'Ucraina. Da questa esplorazione emergono domande affascinanti: quando un confine è davvero un limite? Quando un sito può essere considerato una città? E quando possiamo parlare di classici?»
Josephine Quinn, autrice di «Occidente. Un racconto lungo 4000 anni»
Roma era il centro pulsante dell’impero e tutte le strade convergevano verso di lei. Lontano da lì, ai margini remoti del mondo conosciuto, la latinità si trovava faccia a faccia col territorio dei barbari. Per tutti gli imperi, i confini erano un limite tra la civiltà e l’orrore: di qua la poesia e la cultura raffinata, di là l’obbrobrio. Per i greci, in Libia vivevano le gorgoni, con serpenti al posto dei capelli; per i romani, in Scizia vivevano cannibali e cacciatori di teste. È lì che il poeta Ovidio viene mandato in esilio dopo aver combinato un guaio con l’imperatore Augusto. Dal porto di Tomi, sul gelido Mar Nero, scrive lettere lamentose, supplichevoli e malinconiche, catapultato in un mondo per lui incomprensibile. Ma davvero si viveva così male a Tomi? Erano così orrendi i confini del mondo conosciuto?
Il nostro fascino per il mondo greco e romano e l’abbondanza di letteratura che da lì è giunta fino a noi ci inducono a esplorare la storia antica solo da quella prospettiva. Ma com’era veramente vivere ai margini di quegli imperi?
Grazie agli scavi archeologici, oggi sappiamo che le terre di confine erano in realtà culture fiorenti e vivaci, ben diverse da ciò che ci aspetteremmo. È proprio lì che il limite tra «civilizzati» e «barbari» ha cominciato a dissolversi, le culture solitamente contrapposte si sono mescolate e tribù nomadi hanno costruito incredibili città, di cui sappiamo pochissimo.
Dalle sabbiose rotte carovaniere del Marocco fino ai gelidi inverni del Mar Nero settentrionale, da Cổ Loa nella valle del Fiume Rosso in Vietnam fino ai forti battuti dalla pioggia sul Vallo di Adriano, Owen Rees esplora i potenti imperi centrali e le periferie dei popoli di Europa, Asia e Africa, guardando oltre i confini della Grecia e di Roma. È proprio lì, lontano dal centro, che le periferie dell’antichità rivelano storie inaspettate, dove la storia prende forme che ancora oggi possiamo riscoprire.
Eric Cline, autore di «1177 a.C.»
«Un resoconto impressionante e ampio della vita ai confini del mondo conosciuto. Dal Vallo di Adriano a Cổ Loa, in Vietnam, fino alla città cristiana di Aksum, in Etiopia, Rees ci accompagna in un viaggio di scoperta che non smette mai di affascinare. È un narratore nato.»
Helen King, autrice di «Immaculate Forms»
«Un vero viaggio nei confini, quelli degli antichi e i nostri. Esplorando mondi oltre la Grecia e Roma, Owen Rees illumina gli angoli più remoti del Mediterraneo e delle società che si estendevano su altri territori e acque, dal Kenya all'Ucraina. Da questa esplorazione emergono domande affascinanti: quando un confine è davvero un limite? Quando un sito può essere considerato una città? E quando possiamo parlare di classici?»
Josephine Quinn, autrice di «Occidente. Un racconto lungo 4000 anni»
Roma era il centro pulsante dell’impero e tutte le strade convergevano verso di lei. Lontano da lì, ai margini remoti del mondo conosciuto, la latinità si trovava faccia a faccia col territorio dei barbari. Per tutti gli imperi, i confini erano un limite tra la civiltà e l’orrore: di qua la poesia e la cultura raffinata, di là l’obbrobrio. Per i greci, in Libia vivevano le gorgoni, con serpenti al posto dei capelli; per i romani, in Scizia vivevano cannibali e cacciatori di teste. È lì che il poeta Ovidio viene mandato in esilio dopo aver combinato un guaio con l’imperatore Augusto. Dal porto di Tomi, sul gelido Mar Nero, scrive lettere lamentose, supplichevoli e malinconiche, catapultato in un mondo per lui incomprensibile. Ma davvero si viveva così male a Tomi? Erano così orrendi i confini del mondo conosciuto?
Il nostro fascino per il mondo greco e romano e l’abbondanza di letteratura che da lì è giunta fino a noi ci inducono a esplorare la storia antica solo da quella prospettiva. Ma com’era veramente vivere ai margini di quegli imperi?
Grazie agli scavi archeologici, oggi sappiamo che le terre di confine erano in realtà culture fiorenti e vivaci, ben diverse da ciò che ci aspetteremmo. È proprio lì che il limite tra «civilizzati» e «barbari» ha cominciato a dissolversi, le culture solitamente contrapposte si sono mescolate e tribù nomadi hanno costruito incredibili città, di cui sappiamo pochissimo.
Dalle sabbiose rotte carovaniere del Marocco fino ai gelidi inverni del Mar Nero settentrionale, da Cổ Loa nella valle del Fiume Rosso in Vietnam fino ai forti battuti dalla pioggia sul Vallo di Adriano, Owen Rees esplora i potenti imperi centrali e le periferie dei popoli di Europa, Asia e Africa, guardando oltre i confini della Grecia e di Roma. È proprio lì, lontano dal centro, che le periferie dell’antichità rivelano storie inaspettate, dove la storia prende forme che ancora oggi possiamo riscoprire.
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Product Details
ISBN-13: | 9788833943725 |
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Publisher: | Bollati Boringhieri |
Publication date: | 05/30/2025 |
Sold by: | GeMS |
Format: | eBook |
Pages: | 360 |
File size: | 10 MB |
Language: | Italian |
About the Author
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