Un'accusa ingiusta può portare a conseguenze terribili. L'esperienza nel carcere che narra Lucia Fiumberti, in questo racconto autobiografico, è
fatta però non solo di momenti tormentati, ma anche di condivisione con le altre detenute, di attimi di mutuo soccorso, di scambio, di fugace allegria. "Il carcere", come descrive l'autrice, "è fatto di lunghe attese, di momenti morti e di giorni particolarmente senza senso [...] Oltre a tutte le privazioni che il carcere impone, non si poteva neppure sapere che ora fosse. Anche quando in cella andava via la luce, bisognava dipendere dall'agente". Sono alcune delle descrizioni da un mondo che non avrebbe mai creduto di dover vivere, o meglio sopportare. Nelle sue parole,
nel suo racconto della quotidianità dentro un istituto di detenzione,
sono racchiusi sentimenti positivi e negativi, sensazioni fortissime che non abbandonano una persona nemmeno una volta che è uscita, come capiterà, anche se non prestissimo, a Lucia, che dovra però ricostruirsi e affrontare il mondo con nuovi occhi.