Con questo secondo, avvincente capitolo della sua autobiografia, Giampaolo Manca inserisce un altro fondamentale tassello nella storia della Mala del Brenta, sollevando il velo su molte notizie fuorvianti, menzogne, mezze verità che troppo a lungo hanno condizionato l'opinione pubblica e la stampa italiane.
Dopo il clamoroso successo editoriale di "All'Infemo e ritorno. Trentasei anni senza libertà" (da cui verrà tratto un film prodotto da Francesco Di Silvio, mago dei gangster movie), l'Autore prosegue quindi con il racconto e la minuziosa analisi di quelle scelte tragiche e scellerate che lo hanno portato passo dopo passo a diventare uno dei personaggi di spicco della cosiddetta Mala del Brenta, facendogli guadagnare ben presto il soprannome di "Doge".
Fughe, arresti, rapine, hanno segnalo la sua storia, conducendola verso un'altrettanto implacabile discesa negli inferi delle carceri italiane di massima sicurezza, nelle quali è stato recluso per quasi tremasei anni, entrando in contatto con numerosi personaggi che si sono resi protagonisti della cronaca nera di quegli anni (e che l'Autore ha sempre definito affettuosamente «i miei ragazzi»).
Accanto a lui, devota, tenace, infaticabile, la sua compagna di vita, Manuela, unico punto fermo in un'esistenza, quella dell'Autore, che sembrava irrimediabilmente spinta verso l'autodistruzione.
Una storia di dolore, redenzione, amore.