Le vergini funeste
Odori e profumi, nudi eseguiti con torbido furore, feticismo per vesti e capigliature femminili, parafilie degne della Psychopathia sexualis di Krafft-Ebing, e paesaggi fatti di città sepolte, archeologie romantiche e simboliste, orientalismi utili a ridestare la morbosa attrazione per la “schiava bianca”: l’intero campionario morfologico di un femminino scomparso rivive in queste pagine. È il mondo della vergine funesta e derelitta fin de siècle che, con differenti sfaccettature di una medesima ossessione, si annuncia nei testi e nelle immagini dell’epoca, nelle opere di Flaubert e Rossetti, di Mallarmé e Gustave Moreau, di Rilke e Beardsley. Marmori si tiene lontano da ogni esegesi critica di tale mondo. La vergine funesta, che affiora a cavallo di secolo, è per lui un Urphänomen, un fenomeno archetipico irriducibile a ogni interpretazione sociologica e psicoanalitica. Il volto illanguidito dall’estasi mistica che Rossetti posa parimenti su Maria Maddalena e su Beatrice, la “testa cadaverica” che “circola sui busti delle femmine del repertorio demoniaco preraffaellita” svelano l’antica unione del “tipo meduseo”: Lilith e Beatrice, la donna funesta e benigna, insieme. Le vergini funeste di Giancarlo Marmori, centocinquanta pagine di corpi fluidi, di chiome nere, occhi magnetici e labbra carnose, non sono perciò altro che la celebrazione, in una lingua che sorprende per eleganza e ritmo, della perenne bellezza medusea. “Sul piano dell’immaginazione, niente per Giancarlo Marmori era abbastanza audace.” Italo Calvino “Marmori ha una metafisica della quotidianità che ricorda quella di Beckett e Ionesco.” Nouvelle Revue Française
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Le vergini funeste
Odori e profumi, nudi eseguiti con torbido furore, feticismo per vesti e capigliature femminili, parafilie degne della Psychopathia sexualis di Krafft-Ebing, e paesaggi fatti di città sepolte, archeologie romantiche e simboliste, orientalismi utili a ridestare la morbosa attrazione per la “schiava bianca”: l’intero campionario morfologico di un femminino scomparso rivive in queste pagine. È il mondo della vergine funesta e derelitta fin de siècle che, con differenti sfaccettature di una medesima ossessione, si annuncia nei testi e nelle immagini dell’epoca, nelle opere di Flaubert e Rossetti, di Mallarmé e Gustave Moreau, di Rilke e Beardsley. Marmori si tiene lontano da ogni esegesi critica di tale mondo. La vergine funesta, che affiora a cavallo di secolo, è per lui un Urphänomen, un fenomeno archetipico irriducibile a ogni interpretazione sociologica e psicoanalitica. Il volto illanguidito dall’estasi mistica che Rossetti posa parimenti su Maria Maddalena e su Beatrice, la “testa cadaverica” che “circola sui busti delle femmine del repertorio demoniaco preraffaellita” svelano l’antica unione del “tipo meduseo”: Lilith e Beatrice, la donna funesta e benigna, insieme. Le vergini funeste di Giancarlo Marmori, centocinquanta pagine di corpi fluidi, di chiome nere, occhi magnetici e labbra carnose, non sono perciò altro che la celebrazione, in una lingua che sorprende per eleganza e ritmo, della perenne bellezza medusea. “Sul piano dell’immaginazione, niente per Giancarlo Marmori era abbastanza audace.” Italo Calvino “Marmori ha una metafisica della quotidianità che ricorda quella di Beckett e Ionesco.” Nouvelle Revue Française
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160
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Product Details
ISBN-13: | 9791256240982 |
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Publisher: | Gramma Feltrinelli |
Publication date: | 10/14/2025 |
Sold by: | Barnes & Noble |
Format: | eBook |
Pages: | 160 |
File size: | 392 KB |
Language: | Italian |
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